Ogni insieme di diritti nasce da un conflitto che si crea quando qualcuno compie o vuole compiere qualcosa che ha delle conseguenze su altre persone, con il favore di alcune di queste e l’opposizione di altre. Con o senza una lotta, si giunge ad un accordo o a un compromesso con il quale si definiscono i rispettivi diritti. Quello che voglio evidenziare in modo particolare è che la soluzione è essenzialmente la trasformazione del conflitto da un problema politico a una transazione economica. Una transazione economica è un problema politico risolto. L’economia ha conquistato il titolo di regina delle scienze sociali scegliendo come suo dominio quello dei problemi politici risolti. (Abba P. Lerner, 1972, The Economics and Politics of Consumer Sovereignty)

Nel lungo periodo, se non saremo davvero tutti morti, saremo ancora nel breve periodo. (Abba P. Lerner, 1962, Own Rates and the Liquidity Trap)

Affinché il sistema capitalista funzioni efficacemente i prezzi devono sostenere i profitti. (Hyman P. Minsky, 1986, Stabilizing an Unstable Economy)

Res tantum valet quantum vendi potest. (cfr. Karl Pribram, 1983, A History of Economic Reasoning)

L'unico rimedio per la disoccupazione è avere una banca centrale sotto il controllo pubblico. (cfr. John Maynard Keynes, 1936, The General Theory of Employment, Interest and Money)

We have this endearing tendency in economics to reinvent the wheel. (Anthony P. Thirlwall, 2013, Economic Growth in an Open Developing Economy, p.33)

Amicus Plato, sed magis amica veritas.


N.B. Nel blog i link sono indicati in rosso: questo è un link.

domenica 30 settembre 2012

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L’euro non è la soluzione per i problemi con la bilancia dei pagamenti




Anthony P. Thirlwall

Emu is no cure for problems with the balance of payments

Financial Times, 9 ottobre 1991.


L’euro non è la soluzione per i problemi con la bilancia dei pagamenti

[ Traduzione di Giorgio D.M. ]


In un mondo con molte valute, il problema di una nazione con la bilancia dei pagamenti è essenzialmente un problema di valuta estera.
Dati il tasso di crescita del suo prodotto e il suo livello della disoccupazione, la nazione non è in grado di ricavare dalle esportazioni abbastanza valuta estera per pagare le sue importazioni al tasso di cambio dato.
O la nazione deve continuamente indebitarsi con l’estero, o deve cedere qualcosa: il tasso di crescita, il livello dell’occupazione o il tasso di cambio.
In questo senso, il Regno Unito è stato afflitto da problemi con la bilancia dei pagamenti per anni.

Questo significa che se il Regno Unito aderisse all’Unione Monetaria Europea che prevede una moneta unica le sue difficoltà con la bilancia dei pagamenti svanirebbero dalla sera alla mattina?
E’ vero che non ci sarebbe più un tasso di cambio da difendere ma ci sarebbero ancora squilibri tra le esportazioni e le importazioni che non potrebbero essere corretti, né naturalmente né facilmente, né da prestiti o investimenti privati né da trasferimenti fiscali interregionali in una unione federale.

Coloro che affermano che i problemi con la bilancia dei pagamenti scomparirebbero propongono l’analogia con le regioni di una nazione che impiegano tutte la stessa moneta.
Noi non parliamo delle difficoltà con la bilancia dei pagamenti della Scozia, del Galles e del nord dell’Inghilterra, o della Sicilia e della Puglia.
Ma questo non significa che queste difficoltà non esistano.
Ogni livello delle esportazioni di una regione inferiore al livello delle importazioni che domanda si manifesta in una crescita lenta, in un tasso di disoccupazione elevato e in condizioni economiche in generale depresse, a meno che i prodotti e i servizi di questa regione non possano essere resi più competitivi grazie a sussidi, o a meno che la regione non riceva flussi di capitali sotto forma di prestiti del settore privato o di trasferimenti fiscali da parte del governo.
Mentre è vero, quindi, che l’adozione di una moneta unica al posto di un sistema di molte valute comporta la scomparsa della manifestazione esteriore delle difficoltà con la bilancia dei pagamenti, perché non c’è più un tasso di cambio da difendere, e le riserve di valute estere divengono irrilevanti, la manifestazione interiore dei deficit della bilancia dei pagamenti rimane.
Samuel Brittan ha recentemente sostenuto che “la possibilità di liberarsi una volta per tutte del problema della bilancia dei pagamenti è uno dei vantaggi maggiori ma meno riconosciuti dell’euro”.
Nello sminuire l’importanza della bilancia dei pagamenti per il funzionamento regolare dell’economia reale, Brittan allude all’assurdità di trattare il commercio tra il Sussex [Regno Unito] e la Normandia [Francia] in modo completamente diverso rispetto al commercio tra lo stesso Sussex e lo Yorkshire [Regno Unito] quando tutte e tre le regioni si suppone che siano nello stesso mercato unico.
Brittan riconosce che alcuni problemi con la bilancia dei pagamenti riappariranno in una forma regionale all’interno di un’unione monetaria.
Queste questioni sono al centro del dibattito sulla sovranità che oggi generano così tanta eccitazione nella Comunità Europea.
Eppure ci sono buone ragioni per trattare il commercio tra il Sussex e la Normandia in modo diverso dal commercio tra il Sussex e lo Yorkshire.
In primo luogo, il Regno Unito come stato nazionale può sentire una responsabilità per i cittadini residenti nel Sussex che non prova per gli abitanti della Normandia.
In secondo luogo, il Regno Unito può ritenersi in grado di affrontare le disparità tra il Sussex e lo Yorkshire per mezzo del suo sistema fiscale nazionale in un modo che non potrebbe essere garantito se le capacità di sopravvivenza del Sussex fossero minacciate da una superiore competitività della Normandia all’interno di una unione monetaria.
In alcune circostanze il tasso di cambio potrebbe essere un’arma utile per proteggere gli abitanti del Sussex.

Il problema della bilancia dei pagamenti è comunque molto più grave della sola questione del tasso di cambio.
Il ruolo della bilancia dei pagamenti nella spiegazione delle differenze tra i tassi di crescita delle diverse regioni di una nazione è stato ignorato per troppo tempo dalla teoria economica ortodossa che, prima di Keynes, sostenne che la bilancia dei pagamenti, come ogni altra cosa nel sistema economico, si sarebbe regolata da se attraverso il sistema dei prezzi, e che poi, negli anni Cinquanta, analizzò i risultati in termini di crescita economica dal lato dell’offerta senza alcun riferimento alla domanda.
La rivoluzione keynesiana non fu di aiuto perché il modello di Keynes era statico e si confrontava in massima parte con una economia chiusa.
L’enfasi sugli squilibri tra il risparmio e gli investimenti spostò l’attenzione dal maggiore squilibrio potenziale tra le esportazioni e le importazioni che nel mondo reale può essere molto più difficile da correggere.
Un livello delle esportazioni elevato in rapporto alle importazioni domandate è vitale per rafforzare la domanda aggregata nel sistema economico considerato nel suo complesso, con o senza una moneta unica.
Un certo grado di sovranità economica sarebbe perso nel movimento verso una moneta unica, ma molto di più si perse quando il Regno Unito aderì alla Comunità Europea nel 1971.
La capacità di proteggere e incoraggiare i settori strategici dell’economia venne meno; la possibilità di programmare dei sistemi di commercio amministrato per pareggiare i deficit della bilancia dei pagamenti è stata persa; la capacità di proteggersi da nazioni con avanzi persistenti è stata tolta; le imposte differenziali che discriminano le imprese a favore dei settori che producono beni esportabili sono entrate in collisione con il Trattato di Roma.
La bilancia dei pagamenti del Regno Unito è cronicamente debole.
Elevati tassi di interesse sono necessari per finanziare i deficit che il paese incontra quanto tenta di crescere sia pure a un tasso non superiore all’1 o al 2 per cento l’anno, e a loro volta danneggiano l’economia reale.
Tre secoli fa i mercantilisti riconobbero questo dilemma con grande chiarezza, e così fece Keynes nella sua difesa del mercantilismo contro i classici, sostenitori del libero scambio, che trattarono i mercantilisti come “imbecilli” (nelle parole di Keynes).
Come Keynes riconobbe giustamente, il tasso di interesse necessario per l’equilibrio esterno può non essere in linea con quello necessario per l’equilibrio interno.
Anche questo problema non scompare in una zona con una moneta unica nella quale regioni (o nazioni) depresse competono per attrarre investimenti.

Il Regno Unito ha bisogno di tutti gli strumenti monetari e fiscali di cui può disporre per interrompere 40 anni di bilancia dei pagamenti debole, crescita economica lenta, domanda depressa e deindustrializzazione che conducono a una bilancia dei pagamenti ancora più debole.

Credere che un basso livello delle esportazioni, la penetrazione delle importazioni, il deteriorarsi della base industriale che conduce a una crescita più lenta e a una disoccupazione crescente scomparirebbero con una moneta unica significa trasformare l’economia in una branca della teologia.


[FINE]

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