Ogni insieme di diritti nasce da un conflitto che si crea quando qualcuno compie o vuole compiere qualcosa che ha delle conseguenze su altre persone, con il favore di alcune di queste e l’opposizione di altre. Con o senza una lotta, si giunge ad un accordo o a un compromesso con il quale si definiscono i rispettivi diritti. Quello che voglio evidenziare in modo particolare è che la soluzione è essenzialmente la trasformazione del conflitto da un problema politico a una transazione economica. Una transazione economica è un problema politico risolto. L’economia ha conquistato il titolo di regina delle scienze sociali scegliendo come suo dominio quello dei problemi politici risolti. (Abba P. Lerner, 1972, The Economics and Politics of Consumer Sovereignty)

Nel lungo periodo, se non saremo davvero tutti morti, saremo ancora nel breve periodo. (Abba P. Lerner, 1962, Own Rates and the Liquidity Trap)

Affinché il sistema capitalista funzioni efficacemente i prezzi devono sostenere i profitti. (Hyman P. Minsky, 1986, Stabilizing an Unstable Economy)

Res tantum valet quantum vendi potest. (cfr. Karl Pribram, 1983, A History of Economic Reasoning)

L'unico rimedio per la disoccupazione è avere una banca centrale sotto il controllo pubblico. (cfr. John Maynard Keynes, 1936, The General Theory of Employment, Interest and Money)

We have this endearing tendency in economics to reinvent the wheel. (Anthony P. Thirlwall, 2013, Economic Growth in an Open Developing Economy, p.33)

Amicus Plato, sed magis amica veritas.


N.B. Nel blog i link sono indicati in rosso: questo è un link.

martedì 23 luglio 2013

Share Button


Verso il IV Reich



Michael Burda

Redesigning the ECB with regional rather than national central banks

VoxEU.org,15 July 2013.
Pubblicazione disponibile  qui.  


Verso il IV Reich.                                                              Riprogettare la BCE con banche centrali regionali anziché nazionali

[ Traduzione di Giorgio D.M. ]


Le banche centrali nazionali della zona euro che adottano un punto di vista nazionale rischiano di politicizzare la politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE). Questo articolo sostiene che questo sia un rischio significativo che deve essere evitato con una revisione radicale del sistema delle banche centrali della zona euro. Un elemento centrale di questa revisione deve essere la soppressione della nazionalità delle banche centrali nazionali della zona euro. Come negli Stati Uniti le banche regionali del sistema della Federal Reserve comprendono più di uno stato, così l’area di responsabilità delle banche centrali “nazionali” della zona euro deve essere ridisegnata lungo linee geografiche anziché lungo linee nazionali. Si fornisce un esempio di una proposta di questo tipo.


L’unione monetaria è sempre stata un grande azzardo. 
Essa ha stabilito la Banca Centrale Europea al centro di un immensa regione che di per sé non era uno Stato - facendone una istituzione trans-europea con doveri di governo che non rappresenta alcun governo in particolare.

I padri fondatori dell’euro non previdero tutte le conseguenze che sarebbero nate da questa peculiarità.
Infatti, ogni espansione della zona euro ha condotto a un automatico allargamento del consiglio della BCE, senza considerare l’incremento della complessità del suo governo e della definizione della politica monetaria, incluse le condizioni alle quali finanziare i governi o rifinanziare le banche commerciali private.
Per superare questi problemi di governo radicati è necessaria una profonda revisione del sistema delle banche centrali della zona euro.
Un elemento centrale di questa riforma deve essere una ridefinizione dei confini delle banche centrali che costituiscono la Banca Centrale Europea.

In una unione monetaria, gli interessi nazionali possono divergere nel tempo come capita agli interessi regionali.
Gli economisti hanno avvertito sin dall’inizio del progetto dell’euro che una politica monetaria unica è una fonte di rischio, specialmente quando l’aggiustamento è necessario e la svalutazione del tasso di cambio non è più possibile.
L’aggiustamento in una unione monetaria è doloroso - come gli sviluppi nella periferia europea hanno reso molto chiaro - così la cosa migliore è innanzitutto prevenire il verificarsi di questi disallineamenti.
Nonostante questi avvertimenti, i politici europei hanno insistito per un sistema viziato da difetti fondamentali.

Una politica monetaria comune deve essere formulata al di sopra e al di là delle preoccupazioni delle singole nazioni. Tuttavia, poiché le banche centrali nazionali della zona euro hanno la una grande possibilità di influire sulla politica monetaria della Banca Centrale Europea - di fatto, esse possiedono la BCE - esse costituiscono la fonte di un rischio significativo.

Un esempio di questo è la loro ben nota riluttanza a imporre un “taglio” al valore delle garanzie che le banche private della nazione che rappresentano utilizzano per finanziare le loro attività di credito.

Questo è uno dei pochi freni naturali all’indebitamento dei governi, specialmente quando l’indebitamento è la conseguenza di una politica fiscale incosciente.
In questo senso, la BCE avrebbe dovuto applicare questo freno molto prima, non appena divenne chiaro a metà degli anni duemila che le nazioni del Sud Europa stavano perdendo competitività e che i governi non stavano agendo per ridurre la spesa nazionale.

Sulla base di un qualsiasi normale conto, le banche greche, per fare un esempio, avrebbero dovuto subire questo vincolo nel 2003-2004, dato che il governo e il settore privato greci erano già sovraesposti.
Una restrizione dei flussi di credito verso le banche greche e gli altri intermediari finanziari in quel momento avrebbe ridotto la crescita della domanda aggregata e il deterioramento della competitività che stava già emergendo.
La politica del tasso di interesse unico vantata dall’allora presidente della BCE Trichet mandò esattamente il segnale sbagliato ai mercati.

Quando i mercati si accorsero di cosa stava succedendo, i governi che erano stati fino ad allora in grado di indebitarsi alle stesse condizioni della Germania avevano visto un drastico deterioramento della loro competitività.
Ma allora era troppo tardi.
Dopo l’aggiustamento, la Banca Centrale Europea era così preoccupata di puntellare la salute finanziaria del sistema nel suo insieme che non fu capace di applicare seri tagli a nessun singolo paese, sebbene i rating dei governi, i rendimenti dei titoli di Stato e la disponibilità di credito a quel punto erano diventati significativamente divergenti.

In breve, la ri-politicizzazione della politica monetaria attraverso le banche centrali nazionali pone un rischio significativo per una ulteriore integrazione economica oltre che per una politica monetaria e creditizia neutrale (che non guardi agli effetti sulle singole nazioni) nella zona euro

Come mettere a punto il sistema

Il rimedio logico è una riprogettazione della Banca Centrale Europea compiuta adottando un modello simile a quello del sistema della Federal Reserve degli Stati Uniti (Figura 1).
Le banche regionali della Federal Reserve rappresentano ampie porzioni di territorio che si estendono al di là dei confini dei singoli stati e talvolta addirittura li attraversano.

I problemi con la Bilancia dei pagamenti e i disallineamenti di competitività tra i diversi distretti della Federal Reserve si verificano, ma essi sono apolitici e immuni dalle pressioni dei parlamenti degli stati.
Le banche regionali della Federal Reserve hanno poco o nulla a che fare con le finanze dei singoli stati, e il salvataggio di uno stato da parte di una banca regionale della FED non è una opzione.


Figura 1. I dodici distretti del Federal Reserve System

  


Che 49 stati degli Stati Uniti abbiano approvato restrizioni costituzionali sul finanziamento in deficit delle spese correnti implica che questa politica di non salvataggio è credibile.
La Figura 2 presenta un esempio di una ripartizione dell’autorità monetaria della zona euro lungo le linee delle già esistenti regione amministrative dell’Unione Europea (NUTS-2).
Questa riprogettazione della Banca Centrale Europea, che intenzionalmente attraversa le frontiere nazionali dei paesi più grandi, aiuterebbe il ristabilimento di una allocazione della moneta e del credito neutrale e indipendente politicamente.

Il numero dei consiglieri rappresentanti i distretti potrebbe essere basato sulla popolazione o sul PIL.
Gli organi di governo della nuova Banca Centrale Europea potrebbero ricevere una legittimazione democratica del Parlamento Europeo all’atto della loro nomina da parte delle autorità nazionali.


Figura 2. Una proposta per la ripartizione della zona euro























Anziché essere penalizzate, le nazioni più piccole beneficerebbero della riduzione della naturale egemonia degli Stati membri più grandi.
L’eredità delle carenze dell’attuale status quo - i saldi Target2 nei bilanci delle banche centrali nazionali - potrebbero essere suddivisi equamente tra i distretti della nuova BCE pro quota sulla base della popolazione delle corrispondenti regioni amministrative o del loro PIL, e perderebbero immediatamente la loro rilevanza politica.

L’eliminazione delle influenze nazionali sulla politica monetaria incrementerebbe l’efficienza e la funzionalità dell’unione monetaria.
Una struttura neutrale, basata sul mercato, per l’allocazione del credito della banca centrale alle singole banche è essenziale per una unione bancaria funzionante.
Regole rigorose per il taglio del rifinanziamento delle banche presso la BCE sulla base del merito di credito costringerebbe i paesi membri a applicare una maggiore disciplina alle finanze nazionali, rendendo possibile un credibile ritorno al principio di non salvataggio contenuto nel Trattato Europeo.
L’esplosione degli squilibri dei saldi Target2 nel corso degli ultimi cinque anni sarebbe stata prevenuta fin dall’inizio da una applicazione equanime delle restrizioni sulle garanzie e sulla leva, allineando i tassi di interesse locali con gli squilibri dei finanziamenti e anche contrastando sin dal loro inizio le bolle in Irlanda e Spagna.
I salvataggi orientati in senso nazionale come i programmi Long Term Refinancing Operations e Outright Monetary Transactions diverrebbero una cosa del passato. Così le palesi pressioni delle banche centrali nazionali - come abbiamo visto nel caso della Bundesbank - contro misure di politica monetaria della BCE che si presumono indipendenti.

Osservazioni conclusive

Questo prossimo passo sarà il più difficile lungo il percorso dell’integrazione europea e comporterà anche un sempre maggiore impegno nel progetto della moneta unica - un vero e proprio passaggio del Rubicone.
Tuttavia, per assicurare il futuro sostenibile di una politica monetaria veramente indipendente e neutrale - e nell’interesse del mandato di lungo periodo della BCE del mantenimento della stabilità dei prezzi - esso è indispensabile.
Senza il compimento di passi credibili verso la de-politicizzazione della politica monetaria, è improbabile che l’euro nella sua forma attuale possa sopportare gli shock macroeconomici nei prossimi anni.


[FINE]


Nessun commento:

Posta un commento