Ogni insieme di diritti nasce da un conflitto che si crea quando qualcuno compie o vuole compiere qualcosa che ha delle conseguenze su altre persone, con il favore di alcune di queste e l’opposizione di altre. Con o senza una lotta, si giunge ad un accordo o a un compromesso con il quale si definiscono i rispettivi diritti. Quello che voglio evidenziare in modo particolare è che la soluzione è essenzialmente la trasformazione del conflitto da un problema politico a una transazione economica. Una transazione economica è un problema politico risolto. L’economia ha conquistato il titolo di regina delle scienze sociali scegliendo come suo dominio quello dei problemi politici risolti. (Abba P. Lerner, 1972, The Economics and Politics of Consumer Sovereignty)

Nel lungo periodo, se non saremo davvero tutti morti, saremo ancora nel breve periodo. (Abba P. Lerner, 1962, Own Rates and the Liquidity Trap)

Affinché il sistema capitalista funzioni efficacemente i prezzi devono sostenere i profitti. (Hyman P. Minsky, 1986, Stabilizing an Unstable Economy)

Res tantum valet quantum vendi potest. (cfr. Karl Pribram, 1983, A History of Economic Reasoning)

L'unico rimedio per la disoccupazione è avere una banca centrale sotto il controllo pubblico. (cfr. John Maynard Keynes, 1936, The General Theory of Employment, Interest and Money)

We have this endearing tendency in economics to reinvent the wheel. (Anthony P. Thirlwall, 2013, Economic Growth in an Open Developing Economy, p.33)

Amicus Plato, sed magis amica veritas.


N.B. Nel blog i link sono indicati in rosso: questo è un link.

giovedì 25 aprile 2013

Share Button


Quello che non si può dire sulla Germania

http://goo.gl/FwgQf



Nicholas Ridley

Saying the unsayable about the Germans

Dominic Lawson meets Nicholas Ridley and hears an impassionate denunciation of a country he accuses of trying to take over Europe.
The Spectator, 14 July 1990, pp. 8-10.
Pubblicazione disponibile qui.



Quello che non si può dire sulla Germania

[ Traduzione di Giorgio D.M. ]


[..]
Mentre pranzavamo insieme, guardavo attraverso quella che pensavo fosse una finestra dietro le spalle del mio ospite. In realtà non era una finestra ma un magnifico trompe l’oeil, dipinto da Ridley nel 1961. 
Il giardino - reale - della casa, progettato da Ridley, ingegnere civile per formazione, è ugualmente sconcertante. Una parte del giardino, isolata, conduce abilmente in modo imprevisto a un’altra parte, e da nessun punto è possibile vedere dove la prossima svolta possa portare.
Ma la passione di Nicholas Ridley per l’illusione è assolutamente solo un passatempo. 
Nell’attuale vita politica non c’è nessuno che dica in modo più brutale la pura e semplice verità. Neppure la signora Thatcher, il cui punto di vista deve molto a quello di Ridley , è più contraria al nascondere la realtà dietro una patina di simpatia o di fascino politico. […]
Pur sapendo tutto questo, sono stato davvero colpito dalla veemenza delle considerazioni di Ridley sulle questioni relative all’Europa e in particolare sul ruolo della Germania.
Mi era sembrato di grande attualità ascoltare le sue riflessioni il giorno prima della visita in Inghilterra del presidente della Bundesbank Klaus-Otto Pöhl, che avrebbe predicato le gioie di una politica monetaria unica per l’Europa.
“E’ un attività criminale dei tedeschi, che mirano ad impossessarsi dell’intera Europa. Deve essere contrastata. Questa affrettata conquista da parte dei tedeschi, alle peggiori condizioni possibili, con la Francia che scodinzola come un cagnolino alla Germania, è assolutamente intollerabile.”
“Scusi, ma in che senso i passi verso una unione monetaria costituiscono “il tentativo dei tedeschi di impossessarsi dell’intera Europa”?”
“Il marco tedesco rimarrà sempre la moneta più forte, a causa delle loro abitudini.”
“Scusi Mr. Ridley, ma certamente non è sicuro che la moneta tedesca sarà sempre la più forte…”
“Lo è, a causa dei tedeschi.”
“Ma la Comunità Europea non è composta solo dai tedeschi.”
Ridley sposta il suo fuoco – come al solito sta fumando moltissimo – contro la Comunità Europea nel suo complesso.
“Quando guardo alle istituzioni alle quali si propone di cedere la sovranità, sono esterrefatto.
Diciassette persone che non sono state elette – incluso te, Sir Leon Brittan - e che respingono i politici eletti, senza dover rispondere a nessuno, che non sono responsabili per l’imposizione fiscale, che semplicemente spendono il denaro, che sono appoggiati da un parlamento supino che pure non è responsabile per l’imposizione fiscale, che già si comportano con un’arroganza che trovo sconvolgente – l’idea che uno possa dire “va bene, daremo a questi la nostra sovranità” è per me inaccettabile.
Non sono contrario in linea di principio alla cessione della sovranità, ma non a queste persone.
Si potrebbe allora cederla direttamente a Adolf Hitler, francamente.”
Di nuovo stiamo parlando della Germania, e io sto facendo ancora l’avvocato del diavolo, se non di Hitler: “Ma Hitler fu eletto.”
“Bene, fu eletto, almeno lui fu eletto… ma io non ero d’accordo con lui – ma questa è un’altra questione.”
“Ma sicuramente Kohl è preferibile a Hitler. Non ci sta per bombardare, dopotutto.”
“Non sono sicuro che non avrei preferito…” – in un momento di vertigine, mentre Ridley fa una pausa per estrarre l’ennesima sigaretta, penso che stia per menzionare il nome dell’ultimo Cancelliere di una Germania unita – “… la possibilità di difenderci e di reagire all’essere semplicemente conquistati con… l’economia.
Presto Kohl verrà qui e cercherà di dirci cosa dobbiamo fare con le nostre banche e quali debbono essere le nostre imposte. Voglio dire che presto tenterà di prendere il controllo di tutto.”
In qualche modo immagino (lo ammetto perché Ridley accusa sempre i giornalisti di creare confusione) di poter sentire una voce di donna 1 dire con un vago accento del Lincolnshire: “Sì Nick, è vero, i tedeschi stanno cercando di impadronirsi di tutto.”
Posso almeno ricordare, senza ricorrere all’immaginazione, l’aneddoto di uno dei primi consiglieri del Primo Ministro, di come egli arrivò a un incontro con la signora Thatcher a bordo di una automobile tedesca. “Cos’è quella auto straniera?”, chiese lei, guardandola con ira. “E’ una Volkswagen” rispose lui, servizievole come sempre. “Non parcheggiare mai più qualcosa di simile qui.”
Il punto è che la confidenza con la quale Ridley espone il suo punto di vista sulla minaccia tedesca deve qualcosa alla consapevolezza che non è molto diverso da quello del Primo Ministro, che all’inizio si oppose alla riunificazione della Germania, anche se in pubblico è necessario che non sia così indelicata da proporre paragoni tra Kohl e Hitler.
Un’altra cosa che il Primo Ministro e Ridley hanno in comune, e che non condividono con molti colleghi del Governo, è che entrambi hanno più di sessanta anni.
La domanda successiva a Ridley quindi è: “Il suo punto di vista non è influenzato dal fatto che lei ricorda la seconda guerra mondiale?” Potrei giurare di aver visto uno spasmo di emozione sul volto di Ridley. Ad ogni modo egli risponde alla domanda voltando la testa per guardare fuori dalla finestra.
“E’ davvero irritante. Ogni tanto qualcuno lo dice. E’ davvero una cosa brutta. Solo due mesi fa sono stato a Auschwitz, in Polonia. La prossima settimana sarò in Cecoslovacchia. Chieda a loro cosa ne pensano della seconda guerra mondiale. E’ utile ricordare.” […]
Ma, un attimo, quanto è importante per noi, oggi, quello che la Germania fece all’Europa dell’est durante la guerra?
Ridley ricorre a quel genere di argomenti che deve aver assimilato insieme al fumo inspirato quando era Ministro degli esteri.
“Noi abbiamo sempre mantenuto l’equilibrio delle potenze in Europa. E’ sempre stato il ruolo della Gran Bretagna quello di mantenere queste diverse potenze in equilibrio, e mai questo è stato più necessario di quanto lo sia ora con la Germania così arrogante.”
“Ma supponga che non otteniamo questo equilibrio delle potenze: l’economia della Germania governerebbe l’Europa?”
“Non so dell’economia tedesca. E’ il popolo tedesco. Stanno già governando gran parte della Comunità Europea. Intendo che i tedeschi pagano metà dei paesi della Comunità. L’Irlanda riceve il 6 per cento del suo prodotto interno lordo in questo modo. Quando mai l’Irlanda si opporrà ai tedeschi?”
La cosa strana a proposito dell’ostilità di Ridley per la Bundesbank è che se egli fosse stato Ministro del Tesoro – una carica alla quale ha ammesso di aver aspirato un tempo ma ora non più – sarebbe stato pari ai tedeschi nella loro avversione spietata nei confronti dell’inflazione. Ma, come Ridley evidenzia “non penso che sia importante.
Il punto è che quando si deve decidere “Applichiamo una stretta più forte all’economia o la lasciamo crescere un po’?” questa è essenzialmente una questione di responsabilità politica.
Il modo in cui lo propongo di solito è questo: può immaginarmi andare a Jarrow nel 1930 e dire “guardate ragazzi, ci sono le elezioni politiche che si avvicinano, io so che per metà voi siete disoccupati e che state soffrendo la fame, e che potreste sfamarvi alla trattoria in fondo alla strada. Ma non possiamo parlare di queste cose, perché sono responsabilità di Herr Pöhl e della Bundesbank. E’ un suo errore: è lui che controlla queste cose; se volete protestare, fareste meglio a rivolgervi a Herr Pöhl”?
Ci potrebbe essere più disciplina finanziaria in una Gran Bretagna governata sotto l’influenza di persone come Herr Pöhl, concorda Ridley.
Ma, egli aggiunge, guardandomi improvvisamente attraverso le lenti bifocali dei suoi occhiali, “Ci potrebbe anche essere una rivoluzione sanguinosa.
Non puoi cambiare in meglio il popolo inglese dicendogli “Herr Pöhl dice che voi non potete farlo”.
Il popolo direbbe “Tu sai cosa puoi farci con il tuo sanguinario Herr Pöhl”.
Intendo dire che non si capisce il popolo inglese se non si capisce questo punto. Il popolo può essere reso ardito, può essere mobilitato. Ma essere comandato da un tedesco – provocherebbe una rivolta generale in questo paese, e giustamente, penso.”
[…]


[FINE]


1 Margaret Thatcher

 

Nessun commento:

Posta un commento